Centro Tedesco di Studi Venezian
Laboratorio di ricerca 2021-23
PD Dr. Marita Liebermann, direttrice

Brücken und Begegnungen - DSZV - Centro Tedesco di Studi Veneziani

Centro Tedesco di Studi Veneziani
Laboratorio di ricerca 2021-23
PD Dr. Marita Liebermann, direttrice


Ponti – comunicare (con) Venezia

Secondo la leggenda, Venezia sarebbe stata fondata il 25 marzo 421. Se quindi nel 2021 celebriamo i 1.600 anni della sua esistenza – una durata inconcepibile per la mente umana – non possiamo non porci la domanda circa l’avvenire della città lagunare, altrettanto stimolante per la fantasia. Ci vuole un’immaginazione accesa perché i problemi, il fenomeno della mobilità chiamato “overtourism” e le connesse minacce all’ambiente urbano sociale, culturale e naturale, sono esistenziali. E non ci sono soluzioni facili.

Eppure: se è giusto credere, come sostiene Ernst Bloch, che nel “mondo si trova ciò che aiuta il mondo”, allora Venezia è in grado di instillare un desiderio di futuro come quasi nessun altro luogo del pianeta. Più di qualsiasi altro luogo, la città costruita nell’acqua mostra la voglia di realizzare quanto è possibile, la volontà e la capacità di preservare ciò che esiste e al contempo di andare oltre: con la sua stessa esistenza, mostra come l’essere umano possa plasmare, anzi superare e rispettare realtà di per sé inalterabili – il contrasto tra terra e acqua – sforzandosi di scoprire le potenzialità insite nei fatti. Se l’immaginazione del possibile, insieme all’attenzione per ciò che è dato, è in un certo senso inscritta nella topografia veneziana, il ponte può essere inteso come un emblema di questa attitudine. Onnipresenti e con le forme più diverse, i ponti tengono insieme lo spazio urbano – sia superando che preservando le opposizioni e le diversità.

Connettendo senza unificare, i ponti sono una delle manifestazioni più impressionanti di ciò che attualmente, a determinate condizioni, potrebbe aiutare il mondo nel modo meno rischioso: la comunicazione.

Molte vicende suggeriscono che il futuro globale dipenderà in larga misura dalla capacità di comunicazione dei piccoli e grandi soggetti che agiscono nei vari ambiti della vita sociale. Così è anche per Venezia che, nonostante la sua singolarità, come confermato dalla crisi sanitaria legata alla pandemia, può essere considerata un esempio paradigmatico del mondo globalizzato. Sarà decisiva la domanda se l’attuale tendenza ad adottare posizioni polarizzanti potrà essere interrotta a favore di un aumento della comunicazione costruttiva. Questo vale in particolare per il discorso sugli aspetti problematici e complessi che trovano espressione nelle forme estreme della mobilità globalizzata – migrazione e turismo – e che richiedono nuovi approcci analitici.

Sulla base di questa constatazione, il Centro Tedesco di Studi Veneziani si fa carico anche nell’ambito del tema di ricerca ed eventi 2021–22 di contribuire ad una differenziazione delle voci su Venezia, attraverso progetti interdisciplinari, artistici e culturali, nonché di incontri interculturali. Con le nostre lezioni accademiche, eventi artistici, conferenze, conversazioni, escursioni e giornate di studio, miriamo a parlare sia da che con la città, apportando alla discussione prospettive interne ed esterne. Lavorando in questo modo, intendiamo sfruttare la struttura interdisciplinare della nostra istituzione – nella convinzione che le prospettive storiche e semiotiche degli studi culturali affrontati e sviluppati nell’istituto, tra cui la storia e la storia dell’arte, la musicologia e gli studi letterari, nonché gli approcci artistici nelle arti visive, nell’architettura, nella letteratura e nella musica, possano contribuire a creare e rafforzare una consapevolezza del potere creativo della comunicazione. Dalle immagini di sé e degli altri, alle identità, alle loro costruzioni, forme di espressione e conflitti, fino all’interazione e la capacità di innovazione sociale, culturale e scientifica, gli atti di comunicazione comprendono una serie di questioni che in questo momento riguardano il mondo e Venezia. Al contempo, la comunicazione interculturale e interdisciplinare può essere essa stessa presa in esame per definire i propri presupposti e, con essi, affinare la propria consapevolezza metodologica. Proprio perché “non si può non comunicare” (Paul Watzlawick), sembra più che mai necessario riflettere sugli elementi di una comunicazione efficace e delle sue manifestazioni distruttive per dispiegare le sue possibilità latenti. A questo fine l’osservazione dei ponti veneziani può aiutare in molti modi.

1 Cfr. la premessa di Ernst Bloch al suo capolavoro filosofico: Il principio speranza, Vol. 1 – sogni a occhi aperti. Introduzione di Remo Bodei, Milano / Udine 2019, pp. 5-23.

Venezia è in grado di instillare un desiderio di futuro come quasi nessun altro luogo del pianeta.


Ponti degli studi,
ponti delle arti

Il ponte, principale mezzo di scambio sia all’interno della città che tra Venezia e la terraferma, può essere inteso, per molti aspetti, come simbolo della comunicazione in generale. In questo senso, l’ambivalenza dei ponti, già illustrata da Georg Simmel,2 è importante quanto il loro fondamentale carattere relazionale, da cui emerge un nuovo spazio significativo, una vitale parte intermedia. Sebbene il ponte colleghi le sponde, esso adempie al suo scopo solo nella misura in cui le sponde rimangono separate; collegare e separare sono quindi reciprocamente dipendenti e avvengono simultaneamente. La connessione creata dal ponte è ambivalente inoltre per il suo carattere relazionale. Essa si basa meno su posizioni che su relazioni spaziali:

le sponde sono messe in relazione attraverso il loro collegamento, i punti di inizio e fine del ponte sono dati come tali solo nell’ambito del loro rapporto.

Allo stesso modo, ciò che si trova tra le sponde può essere compreso come tale solo quando i due punti situati alle parti opposte sono collegati tra loro. Infine, il ponte non funge solo da mezzo per attraversare, per esempio, un fiume, ma rappresenta anche una struttura con una “vita propria”; può essere, per esempio, un punto di osservazione o un luogo di scambi commerciali.

Venezia offre abbondante materiale illustrativo degli elementi strutturali dei ponti – e le trasposizioni segniche di queste caratteristiche si trovano in pressoché infinite variazioni anche nella comunicazione. Nell’ambito dei più vari aspetti della ricerca relativa a Venezia, gli studi culturali e le arti hanno propri strumenti per affrontare le sue dinamiche positive e negative.


Ponti degli studi

Il Centro Tedesco di Studi Veneziani offre uno spazio d’incontro per diversi indirizzi di ricerca nell’ambito degli studi culturali: indagini, analisi e scoperte legate sia alle discipline accademiche tradizionali che alle teorizzazioni interdisciplinari, come gli approcci degli studi postcoloniali o di genere, così come gli ambiti di riflessione politica e religiosa. Tra le diverse aree da considerare, sono particolarmente rilevanti le relazioni dei ponti metaforici e concreti con le forme di mobilità, oltre alle varie semantiche della parola “ponte” – che sono legate alle semantiche e alle funzioni della comunicazione per contrasto, equivalenza o altre sfumature di significato. Proprio la prospettiva storica degli studi culturali e della semiotica sulle migrazioni e sui viaggi turistici e sulle relative elaborazioni di questi fenomeni nelle arti visive e nella letteratura, nella musica e nell’architettura di Venezia, può facilitare l’analisi dei problemi attuali. A sua volta, storicizzare e oggettivare gli urgenti problemi del presente ci permette di ottenere insegnamenti più vari e più importanti che il mero fatto della loro attualità. La storia di Venezia e dei suoi antichi domini, così come l’attuale spazio culturale e vitale della città e dei suoi dintorni, consentono di affrontare questioni ancora lontane dall’essere studiate in modo esauriente sui trasferimenti e le dinamiche culturali, sulla mobilità dei saperi, dei costumi e degli immaginari, nonché sulle loro funzioni sociali e politiche nei rispettivi contesti storici. Venezia, fondata (secondo la leggenda) da profughi, è spesso stata un rifugio per gli sfollati, un luogo di incontro di culture, nel corso dei suoi 1.600 anni di storia, così come è stata potenza economica e sito del primo capitalismo protomoderno. Ha sempre avuto un rapporto comunicativo speciale con il mondo – e lo ha ancora, anche se la dimensione di quello che si intende come “mondo” è ampiamente e drasticamente cambiata in relazione alla città lagunare, che in confronto sembra statica.


Ponti delle arti

Il Centro Tedesco di Studi Veneziani vuole contribuire al lavoro di tutti coloro che si impegnano affinché Venezia rimanga una città aperta al mondo e reale, e non si trasformi in una mera attrazione turistica. Per questo animiamo la nostra sede di Palazzo Barbarigo della Terrazza con la comunicazione sulle diverse realtà quotidiane della città in relazione a fenomeni e sviluppi globali. I nostri appuntamenti cercano così non solo di riflettere discorsi culturali articolati attraverso i linguaggi della ricerca, ma allo stesso tempo di avvicinarsi, con l’aiuto delle arti, a dimensioni dell’essere umano spesso escluse dalla portata della comunicazione verbale o del cosiddetto pensiero razionale – e che tuttavia costituiscono una parte cruciale della nostra vita. In questo senso, le arti sono sempre delle costruttrici di ponti, che ci collegano con noi stessi o con mondi apparentemente lontani.

Il ciclo di appuntamenti artistici ospita persone creative che si confrontano con le varie implicazioni dei concetti di “ponte” e “comunicazione” o con i temi legati alla mobilità. In questo quadro continuiamo a presentare anche le opere e i progetti veneziani dei nostri borsisti artisti e delle nostre borsiste artiste. Ci auguriamo che l’incontro con i linguaggi della pittura e della scultura, dell’architettura, della musica e della fotografia, della performance e della videoarte, nonché della letteratura, della prosa e della poesia, possa arricchire la percezione e la riflessione su Venezia: con linguaggi che affrontano a modo loro la bellezza e i problemi del luogo, e nel farlo mettono in discussione quanto si dà per scontato. Allo stesso tempo, speriamo che anche gli artisti e le artiste possano raggiungere nuovi lidi attraversando il ponte verso il pubblico della città.

2 Cfr. il famoso saggio Ponte e porta del 1909, a cura di Andrea Borsari e Cristina Bronzino, Bologna 2012.